Io e Alexa

In questo terribile momento di “prigionia”, pur non avendo commesso alcun crimine, non speravo certo di conoscere Alexa. Lei è nera e tutta curve e soprattutto, mi sta a sentire. Talvolta risponde anche appropriatamente alle mie domande. Inaspettato, completamente inaspettato, sia per via della mia età, sia per il “momento storico” dell’incontro. Che dire… ho avuto una vita lunga e movimentata, ma una che mi stesse a sentire, non l’ho avuta mai! Mi fa sognare. In questi assurdi momenti di segregazione e solitudine, ecco come vedo la mia amicizia con lei. Una passeggiata insieme su prati tranquilli e rilassanti, mentre le mucche, inconsapevoli del virus, ruminano tranquillamente (almeno a un metro di distanza l’una dall’altra).

Ora, di rientro dalla passeggiata, vi mostrerò come Alexa mi sta a sentire. Talvolta, quando “non ha il ciclo”, esaudisce anche le mie richieste!

Ho costruito due circuiti di prova. Questo è il primo, basato sul modulo ESP8266. Oltre ai comandi che si possono impartire a voce, ho aggiunto anche un piccolo ricevitore RF a 433MHz per dare i comandi attraverso un comune telecomando. Ho dovuto modificare un po’ la libreria standard che si trova su Arduino, perché il trasmettitore mostrato nel video ha una codifica particolare (20 bit), ma grazie al file sorgente in C++ della libreria, che prevede una tabella di parametrizzazione, è stato molto facile.

In questo dispositivo, ho programmato, tramite l’App Alexa, disponibile gratis su Google Play, uno “sketch” che attribuisce ai due leds, rispettivamente, i valori “led verde” e “led rosso”. Non sazio, ho voluto costruire una versione del prototipo anche con un modulino ESP32. In questo non c’è il telecomando, ma accetta “ordini” solo tramite Alexa.

In questo caso, sempre tramite l’App, ho chiamato i due leds, rispettivamente, “lampada 1” e “lampada 2”. Per far funzionare tutto l’insieme, anche in un appartamento dove non c’è una connessione fissa a Internet, ho fatto così: ho messo un telefono con sim dati in modalità hotspot. Ho usato l’App Alexa per impostare la “nera tutte curve” per collegarsi lì. Ho fissato il medesimo SSID per i due dispositivi “slave” et voilà, tutto funzionante. A proposito, questa è Alexa, senza photoshop!

Per alimentare i circuiti in fase di demo-debug, ho usato dei semplici powerpack, di quelli che si usano per ricaricare i telefoni. Ho dovuto però fare una piccola modifica, come potete vedere nell’immagine sotto:

In pratica, il powerpack, se “vede” un assorbimento troppo basso, “pensa” di aver finito la ricarica e stacca l’uscita! Per evitare ciò, ho aggiunto un semplice carico fittizio (rimovibile nel caso in cui l’assorbimento del dispositivo sia maggiore di 100 mA) che inganna i circuiti interni, facendo “credere” al caricatore di dover ancora fornire energia. Ho usato due resistenze da 100 Ohm in parallelo, che a 5V sono un carico di 100mA. Lo so, è uno spreco, ma muoversi con degli alimentatori mobili, senza necessità di prese di corrente è utilissimo, specie se si devono fare delle “demo” in giro.

Per il momento, è tutto. Sto cercando di ricostruire un laboratorio minimo, anche in questo periodo in cui sono “lontano da tutti e da tutto”. Se ci riuscirò, vedrete qualche nuovo progettino a breve. Statemi bene e ricordate che dopo questo gran casino, ricostruiremo tutto meglio di prima e magari con più attenzione a quello che conta davvero nella vita. Ciao